Askos, l’unguentario di bronzo del V secolo a. C. raffigurante una sirena,rinvenuto a Murge di Strongoli
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Da dove viene?
La sfinge alata
Insieme al celebre diadema d’oro, alla Sirena, alla Gorgone e a una barchetta nuragica — conservati ed esposti presso il Museo archeologico di Crotone — la Sfinge costituisce alcuni tra i più importanti anathémata, “i doni del mare” fatti dai fedeli, ma soprattutto dai viaggiatori, che alla dea Lacinia, Hera, si rivolgevano onorandola per conquistarne il favore e la protezione durante i lunghi viaggi nel Mediterraneo e sulle rotte commerciali dello Jonio, di cui Kroton aveva un controllo strategico. Giunta nella cultura e nell’immaginario dei Greci dall’Oriente lontano dell’antico Egitto, dove era emblema del fascino e della regalità del potere faraonico, la sfinge diviene parte delle creature mitologiche greche — proprio come le sirene e le gorgoni — e nell’Ellade assume una forma straordinaria (con testa di leone, corpo di capra e coda di serpente) e un significato rinnovato e più profondo rispetto a quello avuto in origine presso le civiltà orientali, simboleggiando l’enigma e il mistero della vita cui l’uomo non riesce a dare risposte. Interrogando i viandanti ponendo loro un enigma da risolvere, la sfinge fa riflettere l’uomo su se stesso, sulla brevità e sulla fragilità dell’esistenza, quindi sul suo destino e sulla presunzione di confidare troppo in se stesso di cui l’individuo, come il viaggiatore che affronta il mare, deve sempre avere presente il limite.

IL Drago di Caulonia in argento e pietre preziose